Google Veo 3: rivoluzione creativa o illusione realistica?

Negli ultimi giorni non si parla d’altro: Google Veo 3 ha fatto il suo ingresso nella scena della generazione video con un impatto potente. La presentazione durante il Google I/O ha scatenato entusiasmo, curiosità… e anche qualche dubbio.
Ma di cosa si tratta davvero? E soprattutto: cosa cambia per chi lavora nella comunicazione?

Cos’è Google Veo e perché se ne parla tanto

Google Veo è il nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato per generare video a partire da descrizioni testuali. A differenza di altri strumenti simili (come Runway o Sora di OpenAI), promette una qualità cinematografica, una gestione accurata della coerenza temporale e uno stile visivo più realistico, controllabile e personalizzabile.

Non si tratta solo di “creare un video da una frase”, ma di guidare una narrazione: movimenti di camera, ambientazioni, atmosfere. Google lo ha già integrato all’interno di Gemini per alcuni creator selezionati, ed è facile immaginare una futura apertura al pubblico.

Opportunità per creator, marketer e brand

Per chi lavora nella comunicazione, le possibilità sono tante — e affascinanti.

  • Ridurre i costi di produzione: uno spot, una scena onirica o una visualizzazione 3D possono essere generati in pochi minuti, senza troupe né location.

  • Creare contenuti originali: finalmente si possono produrre video su misura per campagne, reel o presentazioni, anche con budget contenuti.

  • Sperimentare nuovi formati: il linguaggio visivo si può reinventare, testare, rimescolare — anche solo per trovare ispirazione.

In pratica, Veo potrebbe diventare un compagno di brainstorming visivo, un alleato per le idee.

Le critiche (e i dubbi) sul realismo e sull’etica

Ma non è tutto oro quello che luccica.
Molti utenti (anche tra i professionisti del settore) hanno espresso perplessità: i video sono affascinanti, sì, ma davvero utili? Oppure si rischia di riempire la rete di contenuti “credibili” ma vuoti?

Tra le criticità più discusse:

  • il rischio di deepfake e contenuti fuorvianti;

  • la difficoltà nel distinguere cosa è reale e cosa no;

  • la saturazione dei feed con video generati in massa ma privi di un reale valore narrativo.

Inoltre, resta un dubbio centrale: dove finisce la creatività umana, e dove inizia la scorciatoia algoritmica?

Cosa cambia per chi comunica

Google Veo non sostituisce la creatività, ma la mette sotto una lente nuova.

Per chi lavora con le parole, le immagini e i concetti, cambia il modo di pensare a un contenuto: serve ancora di più l’idea forte, quella che resiste anche fuori dall’effetto speciale.

Per freelance, PMI, social media manager significa:

  • poter testare concept visivi a costo contenuto;

  • integrare video AI in campagne già attive;

  • costruire storytelling accessibili e d’impatto.

Ma anche sapersi distinguere, perché se tutti possono creare video straordinari, solo chi ha qualcosa da dire resterà memorabile.

Un nuovo strumento, non una scorciatoia

Google Veo 3 è uno strumento potente. Ma, come ogni tecnologia, va usato con consapevolezza.
Non basta scrivere “un tramonto sul mare con atmosfera poetica” per creare una narrazione efficace. Serve visione, strategia, intenzione.

In un’epoca in cui la produzione diventa sempre più accessibile, a fare la differenza non sarà chi genera il video più realistico, ma chi racconta la storia più significativa.

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